PErchè sostengo Bersani .. di Andrea Tiraboschi

Negli ultimi giorni mi si è fatta sempre più impellente l’esigenza, forse anche in vista del voto, di motivare ancora di più la mia adesione alla mozione bersani. Motivi ce ne erano già prima, ma fatti, situazioni e movimenti ultimi mi hanno messo alle spalle.

Partiamo da De Bortoli. Credo che abbia ragione a sostenere che la stampa non debba mettere l’elmetto o rendersi quasi partito, un giornalista se vuol davvero fare il suo dovere deve dare le notizie senza che le opinioni prendano il sopravvento sulle prime. Pertanto ha risposto bene sia all’attacco di Berlusconi, che lo ha accusato di essere troppo di sinistra, e a Scalfari, che invece lo rimproverava d’essere troppo salmodiante nei confronti del premier. Il fatto di non criticare il governo,o meglio Berlusconi, a spada tratta non sia simbolo di sottomissione, quanto piuttosto la pervicace continuazione di una linea di correttezza. Diciamolo, sappiamo tutti per che parte il corriere fa il tifo, basta leggere qualche editoriale, ma la linea è quella di illustrare soprattutto i fatti.

La Repubblica perciò commette un errore a mettere ogni giorno ormai in prima pagina strali contro “l’egoarca”, e non perché il soggetto li meriti tutti in special modo quando attacca il suddetto giornale. Berlusconi è un’anomalia in un paese che si professa democratico per il conflitto d’interessi che ha, per un comportamento improprio a una capo di governo,, per il fatto di limitare anche implicitamente i diritti più basilari, minacciando giudici o attraverso minacciose querele.
Pur riconoscendo per tanto la bontà di queste stigmatizzazioni, ritengo che sia una strategia sbagliata, come quella del Pd attuale. In ogni paese sensato Berlusconi sarebbe già politicamente morto due lustri fa, non gli avrebbero nemmeno consentito di scendere in campo. In Italia, glielo si è permesso, gli italiani lo hanno votato 3 volte, gli italiani ancora oggi, pur avendo comportamenti sindacabilissimi, lo sostengono. Gli italiani sono così stupidi e pirla da non vedere l’emergenza democratica, da non vedere che è una persona inadatta a governare, che non rispetta nemmeno le istituzioni di garanzia di questo paese?

Credo un’altra cosa, credo che agli Italiani interessi soprattutto la crisi, che in valle Brembana sono rimaste in tutto il settore secondario 3-4 aziende, che si è in piena deindustrializzazione, da non poter applicare in più parti del paese il protocollo “valle Seriana” perché non c’è rimasto molto su cui applicarlo. Credo che interessi di più la massiccia immigrazione di stranieri, la difficile integrazione, la mobilità ferma agli anni ’70, la paura per la globalizzazione. In una frase, che in Italia non c’è futuro.
La destra dà risposte, per in gran parte sbagliate, per lo più slogan, tutto fumo e niente arrosto, ma l’idea che passa è che loro hanno le palle e idee per gestire la situazione. E noi? D’Avanzo scriveva “ Opposizione: bottega chiusa per inventario”. Ecco quello che siamo, un vacuum, un buco nero perché sempre più ripiegati su noi stessi. Non abbiamo fato una campagna seria sulla crisi che comincia veramente a mordere per la disoccupazione, abbiamo cavalcato (?) la protesa dei precari della scuola senza riuscire però a bucare il silenzio dei media, non abbiamo smentito le balle di Tremonti che giusto qualche giorno fa ha affermato che le banche nazionalizzate funzionavano meglio di quelle attuali, che vuole risuscitare la Banca del Sud, storicamente mangiasoldi, e che le privatizzazioni delle aziende pubbliche, a partire dallo spacchettamento Enel, sono il Male assoluto. Dov’eravamo noi a sparare a zero su questo delirio? Boh! Dove siamo a contrastare una riforma della Pa fatta a colpi di spot con alcuni profili a prima lettura anche di incostituzionalità?

Il vero problema del Pd è la credibilità, credibilità che non c’è perché non abbiamo mai discusso seriamente dei temi o dei problemi dell’Italia, perché, diciamolo, spesso i problemi ce li siamo risolti con la panacea delle primarie o dei bagni di folla (scorso ottobre). Facciamo mille convegni sulle tematiche più disparate ma il precipitato di questo è un partito chiuso in quattro mura a cantarsela su di come sarebbe risolvere quello e quell’altro problema ma senza darsi modi, strumenti e idee per farlo. Questa aprte fondamentale viene rilegata agli amministratori che devono in qualche modo arrangiarsi. E intanto di fuori passa di tutti.
Credibilità significa fare sistema, mettere in circolo risorse, energie, significa avere un’organizzazione decente che sia in grado di evitare campagne sulla scuola la settimana prima delle elezioni europee e amministrative come l’anno scorso, significa radicamento nel territorio senza fermarsi ad aprire un circolo, perché se questo non diventa capace di coagulare forze e rendersi propositivo nel contesto in cui è nato, ha già fallito il suo obiettivo. E’ come un pianticella che appena piantata, non mette le radici e secca.
Credibilità significa identità, identità che parte si dalle tradizioni storiche – Bellissima la sintesi che Bersani ha proposto nelle sue interviste più volte- , ma che trova il suo vero fondamento più vero nelle BATTAGLIE che il Pd saprà mettere in campo e che coinvolgerà gli iscritti e non solo. Solo con l’azione politica si fonda e si fa crescere un partito, mentre in questi due anni si è parlato solo di organizzazione e regolamenti per arrivare il paradosso che lo STATUTO è da rifare completamente perché chi l’ha fatto si doveva , almeno si spera, esser si fumato una canna. E con lui tutti quelli che l’hanno votato.

Cosa c’entra in tutto questo De Bortoli e Bersani?
Domenica sul palco io ho visto tre leader, tutti e tre validi, ma con tre linee differenti. Bersani ha parlato di temi concreti, seri, il suo discorso è stato programmatico in tutti i sensi, ha illustrato la strada che si dovrà fare. Ranceschini ha fatto leva sull’emotività, ha mostrato la sua capacità di guida, però in alcuni passaggi e in una seconda analisi anche in toto, è sembrato un piccolo Di Pietro.
Riprendendo una metafora bersaniana, Franceschini è bravo sui 100 metri ma non costruisce alternativa, al contrario di Bersani che invece passo per passo, pur non entusiasmando le folle /e forse anche questo è un segnale positivo a ben vedere), vuole costruire una proposta, una spina dorsale, un partito vero. Come De Bortoli scrive solo cosa serve al paese, così Bersani non guarda al contingente lavorando sin da ora per proporre, costruire, parlare agli italiani.
Invece Franceschini, spostando la linea solo sull’attacco a Berlusconi, fa come Repubblica, che mette gli strali in prima pagina mettendo nel reparto dell’economia le peripezie del ministro Tremonti: Berlusconi si sconfigge ormai solo sul terreno della proposta, perché gli italiani prescindendo a ragione o a torto dal metodo giudicano solo la capacità di dare risposte concrete.
Credo che partendo proprio dai problemi concreti, rivoltando pertanto la questione, si possa anche imporre e far apprezzare il nostro modo di operare, sentire, che non è nemmeno nostro esclusivo, vedi Fini.

Il rischio che vedo all’orizzonte è il la continuità con questa linea attuale del pd, che ha le sue luci ed ombre, ma che ha come peccato originale l’aver fondato sull’emotività un’organizzazione che non può vivere di soli sogni, ma sui fatti che rende possibile la realizzazione dei sogni stessi.


Ci sarebbe molto da dibattere, non credo che la mozione Bersani sia senza pecche, perciò ecco una carrellata di no e sì cari alla mozione marino:

-Binetti deve essere espulsa? No, deve essere costretta ad andarsene perché non rappresenta questo partito, è lei che deve sentirsi estranea a casa nostra.

- La questione di coscienza esiste?Si ma Bersani afferma che deve essere regolata da una regola statuaria che dica cosa è e cosa non è questione di coscienza.

- Bersani ha fatto male ad accettare le candidature di Bassolino e Loiero? Si, perché come dice Marino dovrebbe badare meno agli equilibri e decidere sulla base delle sue idee. Postilla: Bassolino e Loiero non sono il male assoluto. Sono il simbolo di una cattiva amministrazione ma non erano soli al governo. Il fallimento non è di una persona ma di un’intera classe dirigente trasversale in qualche modo al partito.

- E’ possibile che Bersani rinnovi il partito pur avendo presenze scomode? Si, perché è l’uomo dei piccoli passi, sono controproducenti le piccole o grandi rivoluzioni, il partito va cambiato dall’interno con l’imposizione di certi stili e modi di fare. Passo per passo.

-E’ sbagliato pretendere solo si e no? Si, e lo dico agli amici della mozione Marino. La realtà non ci sottopone situazioni tali da rendere facili o nette certe scelte o decisioni. La realtà è complessa, lo è intrinsecamente, e situazioni complesse richiedono risposte complesse e articolate. Giusto chiedere chiarezza al partito ma nella consapevolezza che dietro ogni decisione c’è sempre un altro lato della medaglia che viene sacrificato.

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