il discorso della presidente Bindi

Rosy Bindi: “Mettiamo cuore e testa nel nostro progetto"

Oggi l’Assemblea Nazionale del Pd si apre nel segno del cordoglio per la morte dei due soldati caduti in un vile agguato. L’impegno dell’Italia nella missione in Afghanistan è un dovere necessario per costruire la democrazia in un Paese che non ce l’ha. Così Rosy Bindi ha inaugurato i lavori della seconda Assemblea nazionale.

La Presidente del Pd, ha voluto ricordare che l’Assemblea Nazionale è il massimo organo del partito, nel quale si assumono le scelte più importanti e fondanti del partito stesso. In modo tale si può praticare l’idea di un Partito aperto plurale e democratico. Le elaborazioni che saranno frutto del lavoro delle Commissioni verranno affidate alla discussione e al confronto aperto nei Circoli, nelle Piazze e nelle Feste Democratiche.

“E’ importante che si chieda e si pratichi un cambio di passo. Il Pd non è un soggetto in cerca d’autore e noi vogliamo salvaguardare il suo pluralismo interno. Ciascuno di noi è necessario che abbandoni tacite nostalgie e metta cuore, gambe e braccia in questo progetto”, ha dichiarato la Bindi. “Dobbiamo fare una nostra una frase latina che dice qui stiamo benissimo è il posto giusto per noi. Il luogo in cui preparare insieme giorni migliori per l’Italia”.

Per Rosy Bindi il tema fondamentale è legato alla necessità di restituire di dignità alla politica stessa, con proposte e fatti concreti per smascherare la favola cinica che recita: “Così fan tutti”, a giustificazione di chi fa politica con l’unico scopo di piegare le istituzioni ai propri interessi. Ci troviamo davanti a chi scarica i costi della politica sulla collettività e poi si tutela con una legge ad hoc sulle intercettazioni.

La Presidente democratica dunque ha ribadito come la questione morale per il Pd, venga prima di tutto, perché “restituisce agli italiani stessi un valore di cittadini”.

La crisi economica “non può essere negata e minimizzata” ha sottolineato con convinzione. “Dobbiamo ripartire dalle famiglie, che vedono ormai ridotti i propri diritti, dai lavoratori, dai precari, perché il modello di denaro che produce denaro premia la rendita e la speculazione fiscale”.

Parlando poi del ruolo che deve avere il Partito nei confronti del Paese, ha dichiarato: “Il Pd ha il dovere di riproporsi come modello per la crescita dell’Italia e dell’Europa. Solo con e nell’Europa possiamo guidare fenomeni interni di crisi, e la Grecia ne è un esempio”.

L'intervento della Presidente del Pd si è concluso con i saluti da parte di tutta l’Assemblea ad un grande uomo italiano ed europeo: il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

*****



L'intervento integrale di Rosy Bindi

Care democratiche e cari democratici,

prima di dire qualsiasi altra parola voglio rivolgere, a nome di noi tutti, un saluto riconoscente e un omaggio ai nostri ragazzi caduti in Afghanistan ed esprimere la nostra commossa partecipazione al dolore delle famiglie.

La nostra Assemblea si apre nel segno del lutto e della guerra.

Una settimana fa eravamo alla marcia della pace di Perugia dove ci è stato ricordato che la guerra c’è perchè c’è ancora troppa ingiustizia, fame, sopraffazione dei forti sui deboli, negazione dei diritti fondamentali delle persone.
Noi non ci siamo mai sottratti alle responsabilità internazionali dell’Italia, e anche oggi siamo vicini ai nostri soldati impegnati a difendere la libertà di tutti. Ma i loro sacrifici non possono acquietare la nostra coscienza e la consapevolezza che occorre sviluppare anche una presenza e un impegno diversi per rendere più efficace il cammino della pace in Afghanistan e nelle altre zone critiche del mondo.
Non mettiamo in discussione i nostri doveri ma c’è da assumere un impegno forse più scomodo: quello di costruire la democrazia.

Ma questa assemblea si apre anche nel giorno in cui ci si interroga sulle frontiere della vita, di fronte ad una nuova scoperta di cui è difficile immaginare ora gli sviluppi. Il cardinal Bagnasco ha parlato di un segno della grande intelligenza dell’uomo e di un dono di Dio. Noi abbiamo fiducia nella scienza e nelle capacità dell’uomo ma siamo anche convinti che la libertà del sapere non può essere disgiunta dal senso del limite e dalla responsabilità verso le generazioni future. Noi non siamo i padroni della vita e dell’universo, ne siamo i custodi intelligenti e rispettosi.

1. Con l’Assemblea si fa il cambio di passo

Care democratiche, cari democratici

Questa assemblea è il massimo organo del Partito Democratico. E’ qui, e soltanto qui, che si possono approvare le modifiche allo statuto e le nomine alle più alte cariche del partito, dove si assumono le decisioni importanti.

Il mio dovere, la responsabilità che voi mi avete affidato, è di assicurare che l’assemblea, questa assemblea, la nostra assemblea, conservi ed eserciti l’autorità e i poteri che lo statuto le attribuisce.
Non è una questione formale.
L’assemblea non è soltanto l’organo nel quale sono depositati i poteri ultimi per la vita del partito. Essa è anche e in primo luogo l’organismo nel quale attraverso gli eletti con il voto delle primarie insieme al segretario, si esprimono le volontà e le attese dei nostri iscritti.

Affermare i poteri ed il ruolo dell’assemblea vuol dire realizzare e rendere visibile l’idea stessa di partecipazione politica alla base del nostro stare insieme.
Vuol dire realizzare concretamente la scelta di innovazione e rinnovamento della politica con la quale, noi che siamo qui e i tantissimi che sono iscritti ai nostri circoli in tutta Italia, abbiamo dato vita al Partito Democratico.

Vuol dire praticare l’idea di un partito aperto, plurale e democratico.

E’ con questo spirito che abbiamo convocato e organizzato questi due giorni di lavoro.
Ci siamo dati un percorso impegnativo. Dopo la relazione del segretario ci saranno gli interventi in assemblea. E lavoreremo nelle commissioni, quella dello Statuto sulle modifiche concordate all’unanimità, e quelle tematiche che prenderanno in esame i documenti di orientamento programmatico. I documenti verranno poi consegnati alla discussione di tutto il partito e dei nostri circoli coinvolgendo i nostri militanti, i simpatizzanti, gli eletti e gli elettori.
A settembre ci ritroveremo per completare questo lavoro su gli altri temi chiave della nostra agenda per l’Italia. A fine anno la Direzione sottoporrà all’approvazione dell’assemblea il programma dell’alternativa, il programma dei giorni migliori per il paese.

Il programma che ci siamo dati, le decisioni che saremo chiamati a prendere testimoniano che l’impegno a mettere al centro del partito la nostra assemblea è reale. Così come reali sono la volontà e l’impegno di mettersi in ascolto e in vera sintonia con i problemi dell’Italia.

Vogliamo infatti che l’assemblea con la guida del segretario sia davvero la protagonista di quel cambio di passo che ci siamo chiesti all’indomani delle elezioni regionali.

E’ la nostra assemblea, siamo noi, tutti insieme - non solo il segretario, non questo o quel leader - che insieme chiediamo e facciamo il cambio di passo.
E’ questa la novità di metodo e di sostanza su cui vi chiedo di prestare attenzione.

Non siamo qui per darci, una volta di più, una definizione. Il Pd non è un soggetto ancora in cerca di un autore. Ma tutti siamo gli autori e i costruttori del progetto.
Tutti ne siamo responsabili.
E tutti vogliamo salvaguardare i suoi caratteri fondativi ed essenziali: la sua unità, il suo pluralismo e la sua laicità.
Ma affinché questo non sia solo una facile e occasionale declamazione d’intenti, è necessario che ciascuno di noi abbandoni comode nostalgie del passato e magari anche idee a cui si sente tanto affezionato.
E’ necessario che ciascuno di noi metta testa, cuore e gambe nel lavoro comune, nel disegno di un Italia migliore, nel programma dell’alternativa necessaria.

Voi con il segretario e non altri siete i garanti dell’unità e del pluralismo del partito.
Voi e non altri siete espressione vera di una rappresentanza unitaria e vasta, che rispecchia differenze territoriali, sociali, culturali, etiche che sono la ricchezza e la forza del Pd.
Il partito, le sue idee, le sue proposte, la sua credibilità, la sua autorevolezza sono nelle vostre, nelle nostre, mani.

E tutti dovremmo reciprocamente sostenerci in questa impresa anziché minacciare divorzi o abbandoni.
Dovremmo fare nostro un motto della cultura latina che dai tempi di Tito Livio indica le scelte definitive: “hic manebimus optimae” “qui resteremo, benissimo”.
“Questo è il posto giusto per noi”.
E mi verrebbe la voglia di dire minacciamoci reciprocamente di restare e di costringerci a fare il partito che tutti vogliamo nel rispetto delle sensibilità di tutti.
Il Pd è il posto giusto in cui preparare giorni migliori per l’Italia.

2. La questione morale questione democratica

Se questo è lo spirito della nostra assemblea, il nostro primo compito è quello di restituire dignità alla politica.

Chi se non noi, nati anche per combattere chi si era alimentato e continua ad alimentare l’antipolitica, deve mettere al centro della propria iniziativa il risveglio e la riscossa morale del paese?
Chi se non noi può e deve smascherare, con le sue proposte, con i fatti, con l’esempio di tutti i giorni, la favola cinica che da troppi anni ci viene raccontata del “così fa tutti”?

La favola con cui si vorrebbero coprire e in fondo giustificare le miserie e le vergogne, l’arroganza e la volgarità di una classe dirigente che ha scelto la politica e fa politica per piegare le istituzioni alla tutela degli interessi particolari di una ristretta cerchia di amici.

La questione morale è certamente la corruzione montante, l’avidità e la certezza di impunità di alcuni politici, di alcuni imprenditori, di alcuni magistrati, di alcuni uomini dello Stato e dell’amministrazione.

Ma c’è anche dell’altro, che rende questa stagione così diversa da Tangentopoli.

La questione morale è ormai insediata al centro delle istituzioni. Non più come un sistema di finanziamento occulto della politica bensì come un sistema funzionale allo svuotamento e alla corrosione della politica e della legalità. Un sistema di opache connivenze, che ignora le regole, deprime il merito, altera la concorrenza, scarica costi impropri sulla collettività.
Un sistema che ha trovato un formidabile collante in una legge elettorale che ha creato un Parlamento di nominati anziché di eletti scelti dai cittadini. E che ora si puntella con una vergognosa legge bavaglio sulle intercettazioni che vanifica la possibilità di indagine e impone la mordacchia alla libera informazione.

La questione morale è oggi davvero un’Opa ostile alla nostra democrazia.

Anche le proposte di Calderoli e Tremonti, che sarebbero anche giuste, hanno in realtà un carattere strumentale e si accompagnano all’opera di indebolimento del Parlamento.

Non possiamo permettere che la nuova questione morale si risolva, come in passato, nella questione giudiziaria e che il vento dell’antipolitica alimentato dalla destra gonfi le vele di una delegittimazione, stavolta forse mortale, delle istituzioni e della nostra democrazia.

Avanzeremo le nostre proposte, ne discuteremo anche qui senza facili moralismi e senza nascondere le nostre responsabilità, le nostre smagliature, sapendo che anche tra di noi c’è stato chi non fa onore alla politica e al Pd.
Ma per noi la questione morale viene prima di ogni altra, semplicemente perché è il presupposto della qualità della democrazia e della politica. Una politica che fa il bene del paese, lavora nell’interesse generale e restituisce agli italiani il valore e il senso di una cittadinanza piena, libera e responsabile.


3. Il programma dell’alternativa

In questi due giorni si prepara un’altra Italia in un’Europa che vogliamo più unita e più consapevole.

La crisi non può essere più negata e minimizzata come è stato fatto da governo e maggioranza fino ad oggi.
Il mondo sta cambiando velocemente, gli italiani lo sentono e vivono questo difficile passaggio con smarrimento e preoccupazione.
E noi vogliamo partire dalla condizione reale delle persone: dei giovani tenuti ai margini del mercato della lavoro, delle donne sempre più penalizzate, spesso offese nella loro dignità e libertà; dalle famiglie che vedono ridurre la qualità dei servizi per i figli e gli anziani; da chi lavora e da chi investe sulla produzione di ricchezza e misura i deficit strutturali del sistema Italia.
Non mi soffermo oltre, ne parlerà il nostro Segretario. Mi limito solo ad una osservazione di carattere generale.
La crisi non si può affrontare restando subalterni al pensiero unico di chi l’ha prodotta.
Il modello del denaro che produce denaro, premia la rendita e la speculazione e l’evasione fiscale ha fallito e ora si deve cambiare.
Non possiamo accettare una risposta che tenti di scaricarne i costi sugli onesti, sui più deboli, sui nostri figli e i nostri nipoti.
La crisi non può diventare l’occasione per archiviare e seppellire lo stato sociale.

L’Italia non può rassegnarsi a un futuro segnato da maggiori disuguaglianze, da un’ingiustizia crescente, da più profonde divisioni nel corpo della società e tra le diverse regioni della nazione.

Noi, che ci riconosciamo nella definizione dell’Italia come Repubblica fondata sul lavoro, una e indivisibile, non possiamo accettare questa prospettiva.
Noi non possiamo accettare la retorica di chi si prepara a celebrare i 150 anni dell’unità d’Italia immaginando un federalismo d’abbandono che separa le parti più ricche da quelle più povere.
Chi mette a rischio la coesione sociale mette a rischio l’unità vera del paese e la Costituzione.
Il Pd ha invece il dovere di presentarsi come la forza in grado di ricreare le condizioni di una nuova unità e di un nuovo patto civile e sociale per la crescita dell’Italia e dell’Europa.
L’Europa è il nostro punto di forza, la nostra scelta strategica per l’oggi e per il domani. Quella comunità politica, economica e sociale che hanno immaginato e costruito uomini come Altiero Spinelli, Alcide De Gasperi, Carlo Azeglio Ciampi. Uomini come Romano Prodi a cui voglio rivolgere un saluto carico di riconoscenza e di affetto.

Gli avvenimenti di questi giorni ci ricordano che soltanto nell’Europa e con l’Europa possiamo governare fenomeni trascendono le capacità di intervento di ogni singolo paese. L’Europa, che - approfittando anche di questa crisi - dobbiamo rendere ancora più unita e più capace di decidere, più salda nelle sue istituzioni politiche.

Prima di dare la parola a Pier Luigi Bersani, voglio inviare a nome di tutta questa assemblea un saluto a un grande italiano e grande europeo, al rappresentante della nostra unità nazionale, al garante dei valori di libertà e di giustizia scritti nella nostra bellissima Costituzione, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Nessun commento: