L'acqua resti pubblica: documento pd provinciale

L’acqua è un bene primario e il suo utilizzo deve rispondere a criteri di utilità pubblica. Di questo siamo profondamente co
L’acqua è un bene primario e il suo utilizzo deve rispondere a criteri di utilità pubblica. Di questo siamo profondamente convinti. Il decreto Ronchi che ne impone la privatizzazione è una scelta sbagliata e pericolosa, e la sua cancellazione è un obiettivo fondamentale per cui il Partito Democratico intende battersi nella società e nelle istituzioni.


In parlamento ci siamo opposti alle norme che il governo ha fatto approvare attraverso l’ennesimo voto di fiducia e che spingono di fatto verso una privatizzazione forzata, portando al rischio di monopoli privati nelle mani di poche grandi aziende spesso del tutto estranee ai contesti territoriali in cui viene svolto il servizio. Norme presentate sotto il titolo di obblighi comunitari quando in realtà non c’è alcun atto comunitario o sentenza europea che imponga di forzare l’ingresso dei privati nel servizio idrico integrato. Così in Europa ci sono paesi dove la privatizzazione dei servizi idrici si è quasi del tutto compiuta, altri dove l’acqua è gestita tuttora da soggetti pubblici, altri ancora dove realtà territoriali anche molto rilevanti che avevano optato per la privatizzazione ora stanno ripubblicizzando la gestione dell’acqua (il caso più noto e importante è quello di Parigi).
In queste settimane è in atto la raccolta firme per la presentazione di tre quesiti referendari che ha avuto il merito di portare all’attenzione dell’opinione pubblica questo tema. Noi guardiamo con interesse a questa campagna per la quale già diversi circoli si stanno attivando, e la sosterremo promuovendo dibattiti, presentazioni di odg nei consigli comunali e collaborando alla raccolta firme. Quello che ci interessa, rispetto ai rischi e ai limiti dello strumento referendario,  è che si apra nel Paese un dibattito vero nel quale potranno trovare maggior spazio le posizioni di merito del nostro partito, a partire dal Disegno di Legge Ferrante-Della Seta depositato in Parlamento e dalla raccolta di un milione di firme annunciata dal Segretario Bersani su un progetto del Pd che abbia come obiettivi una forte regolazione pubblica attuata da una autorità nazionale, il ruolo fondamentale delle regioni e degli enti locali nelle scelte di affidamento del servizio idrico integrato, la previsione di una tariffa sociale per dare agevolazioni a determinate fasce di reddito e ai nuclei familiari numerosi, un sistema tariffario che garantisca gli investimenti per il miglioramento delle opere, incentivi il risparmio idrico e scoraggi quindi i consumi elevati.

L’acqua è un bene comune dell’umanità, un bene essenziale e insostituibile per la vita. L’acqua non può che essere un bene pubblico e deve essere garantita a tutti nel rispetto dei vincoli ambientali e al massimo livello di qualità, secondo principi di equità e solidarietà e con criteri di sostenibilità per preservarne la qualità e la disponibilità per le future generazioni. L’acqua è un bene scarso e va preservata attraverso la cura del territorio, la manutenzione dei bacini idrografici, la tutela dei corpi idrici e delle aree di salvaguardia. L’acqua è un bene fisicamente limitato e come tale va prelevata e gestita secondo criteri efficienti, in particolare assicurando la migliore manutenzione delle reti di distribuzione, combattendo ogni forma di spreco e governando l’uso della risorsa e la sua assegnazione per i diversi usi, potabili, agricoli e industriali, garantendo l’obiettivo della sostenibilità attraverso incentivi al risparmio idrico e il rispetto di standard di qualità.
La tutela delle acque, l’accessibilità per tutti, un uso razionale della risorsa che operi dal lato dell’offerta e non si limiti a rincorrere la domanda, l’equità delle tariffe e la massima qualità ed efficienza del servizio sono per il Partito democratico obiettivi irrinunciabili.
Altrettanto irrinunciabile è l’obiettivo della copertura totale del servizio di depurazione sull’intero territorio nazionale e più in generale l’obiettivo di una gestione sostenibile della risorsa acqua, con la riduzione quindi di dispersioni, sprechi e usi inappropriati.

Per raggiungere questi obiettivi occorre darsi gli strumenti adeguati. La storia  e le esperienze di questo Paese ci consegnano la consapevolezza che, se da un lato la gestione pubblica dell’acqua non sempre ha prodotto servizi equi ed efficienti, dall’altro la distinzione rigida, avanzata da molti paladini della privatizzazione, tra proprietà
dell’acqua che deve rimanere pubblica (come peraltro sancito da innumerevoli norme di legge e convenzioni internazionali), e gestione del servizio che va affidata ai privati, è una formula astratta. Se come sta avvenendo in quasi tutti i casi di privatizzazione del servizio, i “privati” che gestiscono l’acqua sono grandi imprese multinazionali mille volte più strutturate e influenti degli enti pubblici (comuni, consorzi di comuni, Ato) “custodi” delle reti e dell’efficienza, dell’efficacia, dell’equità del servizio, questo rende assai complicato per i “controllori” fare valere l’interesse pubblico nei confronti dei “controllati”, e presenta il forte rischio che i gestori privati incassino i profitti della vendita del prodotto-acqua e ai controllori pubblici resti l’onere, in Italia quanto mai pesante, della modernizzazione e della manutenzione delle reti.

Allora, molto meglio sarebbe lasciare alle Regioni e agli enti locali la scelta su come sia meglio gestire i servizi idrici anche in termini di assetto societario, dalla presenza di quote minoritarie private fino alla totale proprietà pubblica anche coinvolgendo i cittadini, tenendo ben presente che si tratta di un bene non privatizzabile che non deve sottostare a criteri mercantili e mettere in campo una forte, autorevole, indipendente autorità pubblica chiamata a controllare che le gestioni rispondano ai criteri di un uso socialmente equo e ambientalmente sostenibile dell’acqua. In particolare nella nostra Provincia basti pensare alla forte determinazione con cui tanti Comuni, in primis il Pd con i suoi amministratori, hanno lavorato per la costituzione di Uniacque, nell’ottica della salvaguardia e della pubblicità del servizio idrico integrato.
nvinti. Il decreto Ronchi che ne impone la privatizzazione è una scelta sbagliata e pericolosa, e la sua cancellazione è un obiettivo fondamentale per cui il Partito Democratico intende battersi nella società e nelle istituzioni.

In parlamento ci siamo opposti alle norme che il governo ha fatto approvare attraverso l’ennesimo voto di fiducia e che spingono di fatto verso una privatizzazione forzata, portando al rischio di monopoli privati nelle mani di poche grandi aziende spesso del tutto estranee ai contesti territoriali in cui viene svolto il servizio. Norme presentate sotto il titolo di obblighi comunitari quando in realtà non c’è alcun atto comunitario o sentenza europea che imponga di forzare l’ingresso dei privati nel servizio idrico integrato. Così in Europa ci sono paesi dove la privatizzazione dei servizi idrici si è quasi del tutto compiuta, altri dove l’acqua è gestita tuttora da soggetti pubblici, altri ancora dove realtà territoriali anche molto rilevanti che avevano optato per la privatizzazione ora stanno ripubblicizzando la gestione dell’acqua (il caso più noto e importante è quello di Parigi).
In queste settimane è in atto la raccolta firme per la presentazione di tre quesiti referendari che ha avuto il merito di portare all’attenzione dell’opinione pubblica questo tema. Noi guardiamo con interesse a questa campagna per la quale già diversi circoli si stanno attivando, e la sosterremo promuovendo dibattiti, presentazioni di odg nei consigli comunali e collaborando alla raccolta firme. Quello che ci interessa, rispetto ai rischi e ai limiti dello strumento referendario,  è che si apra nel Paese un dibattito vero nel quale potranno trovare maggior spazio le posizioni di merito del nostro partito, a partire dal Disegno di Legge Ferrante-Della Seta depositato in Parlamento e dalla raccolta di un milione di firme annunciata dal Segretario Bersani su un progetto del Pd che abbia come obiettivi una forte regolazione pubblica attuata da una autorità nazionale, il ruolo fondamentale delle regioni e degli enti locali nelle scelte di affidamento del servizio idrico integrato, la previsione di una tariffa sociale per dare agevolazioni a determinate fasce di reddito e ai nuclei familiari numerosi, un sistema tariffario che garantisca gli investimenti per il miglioramento delle opere, incentivi il risparmio idrico e scoraggi quindi i consumi elevati.

L’acqua è un bene comune dell’umanità, un bene essenziale e insostituibile per la vita. L’acqua non può che essere un bene pubblico e deve essere garantita a tutti nel rispetto dei vincoli ambientali e al massimo livello di qualità, secondo principi di equità e solidarietà e con criteri di sostenibilità per preservarne la qualità e la disponibilità per le future generazioni. L’acqua è un bene scarso e va preservata attraverso la cura del territorio, la manutenzione dei bacini idrografici, la tutela dei corpi idrici e delle aree di salvaguardia. L’acqua è un bene fisicamente limitato e come tale va prelevata e gestita secondo criteri efficienti, in particolare assicurando la migliore manutenzione delle reti di distribuzione, combattendo ogni forma di spreco e governando l’uso della risorsa e la sua assegnazione per i diversi usi, potabili, agricoli e industriali, garantendo l’obiettivo della sostenibilità attraverso incentivi al risparmio idrico e il rispetto di standard di qualità.
La tutela delle acque, l’accessibilità per tutti, un uso razionale della risorsa che operi dal lato dell’offerta e non si limiti a rincorrere la domanda, l’equità delle tariffe e la massima qualità ed efficienza del servizio sono per il Partito democratico obiettivi irrinunciabili.
Altrettanto irrinunciabile è l’obiettivo della copertura totale del servizio di depurazione sull’intero territorio nazionale e più in generale l’obiettivo di una gestione sostenibile della risorsa acqua, con la riduzione quindi di dispersioni, sprechi e usi inappropriati.

Per raggiungere questi obiettivi occorre darsi gli strumenti adeguati. La storia  e le esperienze di questo Paese ci consegnano la consapevolezza che, se da un lato la gestione pubblica dell’acqua non sempre ha prodotto servizi equi ed efficienti, dall’altro la distinzione rigida, avanzata da molti paladini della privatizzazione, tra proprietà
dell’acqua che deve rimanere pubblica (come peraltro sancito da innumerevoli norme di legge e convenzioni internazionali), e gestione del servizio che va affidata ai privati, è una formula astratta. Se come sta avvenendo in quasi tutti i casi di privatizzazione del servizio, i “privati” che gestiscono l’acqua sono grandi imprese multinazionali mille volte più strutturate e influenti degli enti pubblici (comuni, consorzi di comuni, Ato) “custodi” delle reti e dell’efficienza, dell’efficacia, dell’equità del servizio, questo rende assai complicato per i “controllori” fare valere l’interesse pubblico nei confronti dei “controllati”, e presenta il forte rischio che i gestori privati incassino i profitti della vendita del prodotto-acqua e ai controllori pubblici resti l’onere, in Italia quanto mai pesante, della modernizzazione e della manutenzione delle reti.

Allora, molto meglio sarebbe lasciare alle Regioni e agli enti locali la scelta su come sia meglio gestire i servizi idrici anche in termini di assetto societario, dalla presenza di quote minoritarie private fino alla totale proprietà pubblica anche coinvolgendo i cittadini, tenendo ben presente che si tratta di un bene non privatizzabile che non deve sottostare a criteri mercantili e mettere in campo una forte, autorevole, indipendente autorità pubblica chiamata a controllare che le gestioni rispondano ai criteri di un uso socialmente equo e ambientalmente sostenibile dell’acqua. In particolare nella nostra Provincia basti pensare alla forte determinazione con cui tanti Comuni, in primis il Pd con i suoi amministratori, hanno lavorato per la costituzione di Uniacque, nell’ottica della salvaguardia e della pubblicità del servizio idrico integrato.

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