Quali alleanze, quale programma, quale candidato.
a cura di Andrea Tiraboschi
E’ evidente che con la crisi del
centrodestra, “l’alternativa” non può
pensare di indugiare ancora a lungo di fronte agli eventi e deve indicare con
chiarezza e velocità cosa vuol fare. Il Pd ha sempre posto due problemi dinanzi
anche ai futuri alleati: prima di un leader, ci vuole un programma, uno spartito come lo chiama Bersani, e in
secondo luogo è necessario raccogliere
il consenso più ampio possibile per la prossima legislatura. A ciò si lega
il dialogo che il Pd negli ultimi mesi sta tenendo con le forze centriste, Udc e FLi. Non tanto
per un futuro di alleanze, quanto piuttosto di condivisione di iniziative di opposizione
al governo ma soprattutto per cercare di condividere su alcuni temi una
posizione comune da sostenere ora e in futuro. E’ evidente che con UDC e
FLI ci sono moltissimi temi che ci dividono. Tuttavia la situazione è
talmente grave per l’Italia che non possiamo permetterci ulteriori
divisioni e il confronto fra forze diverse è necessario oltre che auspicabile.
Purtroppo questo non avviene con la maggioranza, rinchiusa nei suoi giochini di
potere e di sopravvivenza, la quale con
il suo comportamento mette a rischio l’intero paese.
Quindi,
chiarita l’interlocuzione con le forze di centro, il tema di fondo però rimane:
con chi allearsi per le prossime elezioni e quale programma proporre? Vedo all’orizzonte tre passaggi: la legge elettorale, il programma, le
primarie. E’ chiaro che il sistema elettorale può condizionare e non
poco il sistema di alleanze, per cui se il sistema sarà maggioritario di sicuro
le alleanze si dovranno stipulare, mentre se è proporzionale la via della corsa
solitaria rimane aperta. Su questo ci ritorno dopo. Tuttavia per ora non ci
sono spiragli per un cambiamento della legge elettorale se non per impulso del referendum, se saranno
ammessi i quesiti.
Il
secondo passo è il programma e qui vengono i nodi al pettine. E’ ora di
decidere con chiarezza quale programma proporre agli italiani. Il Pd, come
Bersani ci spiega nel trafiletto accanto, ha fatto un lavoro di elaborazione
nelle sue assemblee, elaborando anche proposte specifiche. Ma su alcuni temi
centrali è chiaro e evidente che ci sono due impostazioni molto diverse. Cito
solo il tema del welfare e delle pensioni. Quindi se da un lato abbiamo un
problema nostro interno di chiarezza programmatica, questo è accentuato e per certi versi insuperabile a livello di
centrosinistra. IDV, SEL e PD hanno idee molto differenti ad esempio sul
lavoro, sulla riforma delle pensioni. L’IDV inoltre ha spesso dimostrato di
essere populista e un alleato non molto affidabile, come quando Di Pietro ci ha
definito PDL meno L oppure quando ha presentato
l’emendamento per la soppressione della parola “provincia” in
costituzione, cosa per cui ci vogliono mesi, in una seduta di manovra
finanziaria al solo scopo di far polemica e trarne i dovuti meriti di
moralizzatrice della “casta”, la quale,
cattiva, invece “conserva le inutili province”. Inoltre è da sottolineare come
quell’emendamento arrivasse dopo una nostra presentazione di un disegno di
legge di revisione delle province alla commissione competente. L’IDV ha scelto
pertanto di fare la demagogica anziché discuterne nel merito. Con SEL invece
non ci divide tanto il metodo di lavoro quanto le idee da proporre sui temi del
lavoro, delle pensioni, dei servizi pubblici ecc..
Tuttavia,
nonostante le difficoltà che sono chiare a tutti, credo che con un po’ di
generosità delle parti si può trovare una convergenza su molti temi. Questo
deve avvenire però sul rispetto reciproco delle posizioni e con grande lealtà,
cosa che spesso è venuta a mancare in questi anni
Ultimo
passo sono le primarie. Per statuto il candidato a premier del Pd è
il segretario del partito, ovvero Bersani. Tuttavia è chiaro che alcuni dentro
al Pd vogliano mettersi in gioco e pertanto non vedrei male anche una
consultazione interna al partito per scegliere il candidato. Una volta fatto
questo passaggio, avendo in mano il programma e stabilito chi ci sta e chi no, si fanno le primarie e tutti gli
elementi del quadro hanno preso pertanto forma. Questo processo però non va più
ritardato, anzi, anche attraverso iniziative simboliche, va incrementato e
condiviso velocemente per creare anche presso l’opinione pubblica l’idea che esiste ed è concreta l’alternativa
al sfacelo attuale. Abbiamo buone proposte, abbiamo le idee e gli uomini e non
vedo male neanche le primarie per scegliere i candidati. Però ci vuole
iniziativa politica ed è questo che stiamo chiedendo come circolo del PD
Valserina in ogni luogo di discussione, perché
al disorientamento in atto presso i cittadini si dia una risposta veloce e
forte e speriamo anche unitaria del centrosinistra.
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